domenica 16 febbraio 2014

Shaolin, il film

Il Kung Fu di Shaolin è leggendario, ma molto meno si sa, in Occidente, di questo antico monastero e della sua storia: questo film, ambientato negli anni '20, vede la popolazione prostrata da sanguinose guerre tra i potenti signori locali, ciascuno interessato ad accrescere il proprio potere e le proprie ricchezze, incuranti della sofferenza inflitta al prossimo. In questo scenario di morte e desolazione si erge il tempio di Shaolin, abitato da monaci compassionevoli che offrono rifugio e protezione ai profughi in fuga dai villaggi devastati.
La pellicola ripercorre la vicenda di Huo Jie, uno spietato condottiero - capace di uccidere un nemico rifugiatosi all'interno del tempio, luogo sacro, così come pure di pianificare l'assassinio del proprio fratello per cupidigia - la cui vita cambierà radicalmente.
Davvero apprezzabili le tecniche marziali, eseguite con maestria dai "monaci/attori" e sorprendenti i bravissimi piccoli attori; purtroppo - almeno per me - il cinema cinese non riesce ad abbandonare questa sua smisurata passione per l'inverosimile e si assiste così alla visione di monaci volanti che roteano in aria, combattenti che atterrano sulla testa del nemico da altezze spropositate e via dicendo. 
Marginale, ma comunque pregevole, il ruolo ricoperto da Jackie Chan.
Interessante la storia - soprattutto per noi occidentali, che all'epoca avevamo appena vissuto la Prima Guerra Mondiale e per cui è decisamente insolito venir catapultati in atmosfere ancora quasi feudali - e l'approccio alla filosofia del tempio.
Il film, candidato a quattro Hong Kong Film Awards - una delle candidature, non a caso, è per la "Miglior coreografia d'azione" - merita senz'altro di essere visto.
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